Dopo il diploma si trasferisce a Napoli per seguire i corsi dell’Accademia di Belle Arti e durante questo periodo inizia a collaborare a diversi progetti con gallerie d’arte contemporanea e curatori indipendenti. Nel 2011 decide di lasciare Napoli, anche se non definitivamente e tornare a Teggiano, suo paese d’origine, per ritrovare una propria dimensione più intima e consapevole e ritrovare uno spazio di lavoro più adatto al suo modus operandi, senza tralasciare però il lavoro intrapreso in precedenza. Ha esposto il suo lavoro in diverse mostre sia personali che collettive in Italia e all’estero e partecipato a progetti multidisciplinari e di arte pubblica.

 La ricerca che Ianniello opera sui materiali punta soprattutto ad un risultato di sintesi: il globale si fonde con il locale, la tradizione con l’avanguardia, il ready made con istanze costruttive e formali che ci riportano indietro nel tempo del fare artistico. E questo non accade per un ingenuo anacronismo, quanto piuttosto per una scelta ragionata e consapevole, quella di ripartire dagli anni in cui si imponeva l’uso di materiali pesanti e “responsabili” come il metallo, che Ianniello ama particolarmente.

Il modo di procedere di questo artista contraddice la natura stessa dei materiali adottati, i metalli recuperati da Ianniello sono inquieti e senzienti, sospesi tra natura organica e oblio minerale, veri e propri ricettacoli di memoria. Provengono da antiche botteghe artigiane, da fattorie abbandonate e da giacimenti di archeologia industriale scovati in giro per le terre del Vallo di Diano e dei Monti Alburni, della Basilicata.

Nel suo lavoro il postmoderno cede il passo al moderno.

L’ornamentale, il frivolo, il corrivo sono lasciati alle spalle in nome dell’essenziale e del severo, del nucleare e dell’introspettivo. Le frequenti sovrapposizioni tra comparti pesanti e materiali leggeri, duttili, si carica da un lato di sottili pregnanze simboliche, mentre dall’altro è leggittimamente accoglibile come espediente estetico, come puro elemento compositivo e strutturale.

Perché anche la Sostanza per Ianniello non può prescindere mai dalla Forma.